We’ve updated our Terms of Use to reflect our new entity name and address. You can review the changes here.
We’ve updated our Terms of Use. You can review the changes here.

Carico Residuale

by RESTI

/
  • Streaming + Download

    Includes high-quality download in MP3, FLAC and more. Paying supporters also get unlimited streaming via the free Bandcamp app.
    Purchasable with gift card

      name your price

     

1.
A rotta di collo in un vicolo cieco, di certo non si torna indietro; butta via tutto nel mucchio, raccogli il consenso, poi guarda che razza di spreco, l’esito non è un segreto, separa almeno la faccia dal vetro; eppure non sembra, allo stato dell’arte, la fine del mondo: una colonna di fumo colora lo sfondo; che tempi incredibili per essere vivi, fai del tuo meglio per il pianeta, così poi lo scrivi, con un bel sorriso, ingrana la marcia, occhio al tragitto, non è mai preciso, piede sul gas, mano sul cuore, una strana luce sul viso, in picchiata verso il paradiso; tutti ai posti, sceglietevi i più comodi, costi quel che costi, mentre tutto va a rotoli; la gravità ci aiuta a rovinare, facilita il tracollo, il cielo è di traverso, la rotta è diagonale, non è una novità, va tutto male; sale il livello del mare intanto che la città brucia, sarà anche vero che ormai è tutto perso, ma non ho fiducia.
2.
Andare a morire tentando di varcare un confine: contrattempi ordinari, dirai; l’abitudine con cui l’orrore convive è la ricetta per non farsi coinvolgere mai: è l’ora di pranzo nel mondo civile, tutti ne hanno abbastanza dei propri guai; è pure ammissibile che per disdetta nel processo qualcuno poi muoia, qui ci si ammazza di noia, tutto dipende da che parte stai; la frontiera, una linea fittizia, la selezione all’ingresso ha un criterio feroce, gridano i condannati dispersi ai limiti della giustizia, anche se di notte in mezzo alle onde non si sente la voce, una strage a puntate dopo un’altra notizia, un commento rapido, un segno di croce, poi il meteo e lo sport; darsi pensiero, non ne vale la pena, lasciamo fuori i cadaveri dalle nostre porte, intanto qui è l’ora di cena, basta solo che non arrivi la puzza di morte.
3.
Come Nuovo 02:06
Tanti oggetti, soggetti, paesaggi e avvenimenti dimenticherò, suonerò i nervi scoperti con le dita sporche, può darsi che mi infetterò, perderò tempo a cercare in mezzo ai reperti di anni di accumuli, fogli scaduti, fascicoli, fototessere di sconosciuti, documenti non validi, scatole piene di involucri, scorte di puro ciarpame, scorie, schegge di storie da cui intuire le trame; farò una compilazione di ossessioni e complessi a campione, i più belli che ho; quel che non mi serve sempre a portata di mano: ogni cassetto trabocca, è pieno qualunque ripiano, un tesoro di sole immondizie, un tempio pagano, toglierò la polvere da pile di vecchie notizie, tranne la data, saranno circa le stesse di oggi, viste e riviste; ritroverò angosce ancora umide dentro astucci di pietra e cuori di plastica, quel che si salva va bene, il resto non lo so, perché mi sfugge la dinamica.

4.
Buio Presto 01:31
Che senso ha? non so come, lo chiedono spesso, a proposito di certe cose apparentemente prive di un nesso con quanto si dice reale: salvare lombrichi indifesi lanciandoli ai bordi della carreggiata dopo il temporale; stupirsi della potenza della mareggiata anche se non c’è il mare; provare a svuotare le pozzanghere con un cucchiaio; pescare in un prato a maggese con un ramo secco legato a un filo d’acciaio, e un bullone all’estremità; giocare a nascondersi in mezzo al deserto cresciuto al bordo della città; trovare qualcuno che poi non esiste con cui fare il paio, o che perlomeno esiste a metà; rendersi conto che quando finisce gennaio il gelo rimane nelle cavità, un soffio condensa nel buio convesso, per sempre scivola in profondità, è un nuovo giorno, ogni anno lo stesso, anche aspettando, non tornerà, per il momento nessun compromesso con chi non si trova più qua, come in effetti promesso; tuttora mi chiedo il senso che ha.
5.
Di ogni esperienza facciamo scempio, senza mai considerare nessun altro alla pari nella graduatoria; negando la precedenza diamo l’esempio, salvaguardiamo i difetti più cari e li consegniamo alla storia; la preferenza, anche fuori dal tempio, si accorda agli affari, ogni nota è accessoria; assaporiamo certi frutti amari, fratelli adottivi di sogni di gloria, se dormiremo ci sveglieranno gli spari, spariranno i contrasti se faremo brillare le strade coi mezzi blindati, daremo così un nuovo lustro agli antichi fasti, sguainiamo le spade, dell’inerzia saremo i soldati, grazie a vari rimpasti il prodotto non scade, solo conserva quel retrogusto tipico dei tempi andati; un fiero passato all’attivo, un futuro radioso, partiremo dal punto d’arrivo, marceremo a ritroso; riconosciamo a chi ci reprime il titolo di patrioti, sosterremo il regime in cambio di storie da raccontare ai nipoti, invocheremo pieni poteri, i nostri valori saranno già noti, soggetti ai voleri di un branco di idioti, che poi siamo noi; gli errori in fondo paiono sempre scontati, se si ricercano i responsabili, non ci sono mai, non ci sono mai stati.
6.
Pasto Fisso 01:38
Ho chiamato a casa un addetto alla consegna dei viveri, in tempo di pace si chiama ‘delivery’, così c’era scritto; niente contratto, pagano a cottimo, di questi tempi trovi di peggio, fidati, mi pare ottimo, e non disdegnare il lavoro, perché rende liberi; non questionare il salario, le condizioni d’impiego non sono il massimo, sì non lo nego, per questo si chiama precario, dai per assunto che il nero sta bene su tutto e snellisce pure gli obblighi verso l’erario; non so se mi spiego, nel dubbio mi siedo, se ti viene fame si guadagna il pane, lo porta in tavola, ma in casa altrui, ma non ci si lagna, sono tempi bui, prende la mancia, ringrazia e, se non mi dispiace, dato che non c’è mai pace, continua il giro, visto l’orario: quante avventure, beato lui; va tutto al contrario, ma il tempo è denaro, ma il tempo è tiranno, il cibo si fredda, non parliamone più.
7.
Volevamo risalire alla fonte, siamo ancora alla foce, è crollato anche il ponte, la corrente è parecchio veloce, cercavamo i dispersi, cancellate le impronte ci rimane la voce; corriamo ai ripari, che tra poco ripiove, seguivamo i binari, sperando portassero altrove, giriamo in tondo da un po’, non è il posto giusto, questa nausea ci fa disorientare, appurato il disgusto, per il resto c’è poco da fare, forse è questione di tempo, dietro l’angolo inizia la strada, daremo colpa al vento se troveremo una frana, prestiamo fede al cemento, vada come vada; trasuda dallo scontento l’inclinazione al consumo, nutriamo il nostro spavento, non lo diciamo a nessuno, per ambientarsi si balla secondo il ritmo dell’uomo che avanza, se poi la musica smette, cosa diventa la danza? bel tentativo.
8.
Facili prede di ideali tagliati a misura su circa chiunque, tanto si vede in che cosa uno crede e chi poi ha paura quando si va al dunque; qual è la quota per restare interdetti davanti a un problema rimosso? tanto si nota se uno porta concetti o si poggia soltanto dei simboli addosso; sabotare il sistema seguendo un tutorial, saltando la pubblicità secondo certi accorgimenti, lottare per la sopravvivenza di un profilo ai confini del corpo, senza virtù, oltre la realtà; sorvolare il perché delle cose, reclamare il pane e le rose come esercizio in un giorno di festa, mantenere impegni irrisolti, infiammarsi per ogni foresta, per sentirsi coinvolti se c’è traffico il giorno della protesta, mettere in scena un conflitto che si smonta anche senza istruzioni, condonare qualsiasi delitto entro il diritto delle istituzioni; barricate in difesa di opportuni cliché, antagonisti di chi? alternativa di che?

9.
Peggio Così 01:48
Cosa rispondi quando ti chiedono ‘Come ti senti?’ evito tutti, li maledico, inclusi i presenti, non mi lamento, sorridendo si mostrano i denti, ogni argomento accende le spie di tasti dolenti; e quanto impegno per formare le squadre, casacche a rovescio, dal giorno alla notte da bianche diventano nere; la folla è divisa eppure uniforme, nuovi stemmi su vecchie bandiere, e non mi importa più di ascoltare le grida di sdegno, vedere nel giorno perfetto le foto posticce; e l’unità del regno è mantenuta anche da chi per tendenza innesca le micce, voti, giudizi, barriere, insulti, proclami, minacce da schermi e tastiere; quanti esperti in ogni materia, anche oltre l’umano sapere: in giro in linea di massima si trova tutto, poi tocca vedere; se stringe le maglie e condensa la rete diventa una gabbia, opinioni che sono chimere, un pugno di sabbia, questioni talmente fasulle che paiono vere; rumori di fondo in una stanza vuota, polmoni in affanno, stridore di denti, se tutto peggiora, noi seguiamo a ruota, felici e contenti; cosa credevamo? razza di illusi, parlo per tutti, presenti inclusi.

10.
Con la schiena curva e i pollici flessi siamo scesi da in cima alle piante, senz’altro un passo importante verso la fine della civiltà; ci siamo eretti, convinti di essere noi i prediletti, da chi non si sa; il nostro primato: gli istinti repressi, plasmare il creato, ma invece di fare progressi mandare in rovina la specie, niente di grave, ce ne sono tante: saremo noi l’anello mancante; calcolerò coi miei sensi di ragno il valore di scambio, chi sale di rango, in base guadagno, ci scorticheranno, sicuro diranno: ‘la colpa del danno non ce l’hai solo tu’, ci levano e danno oggetti stupendi che tanto nel giro di un anno non vanno già più, ci obnubileranno, punteranno al rialzo, peraltro, e non ci inseguiranno: l’occhio tiranno non è mai distratto o in ritardo, ci aspettano in bagno, l’assetto è il ristagno, secondo contratto ci scaricheranno se l’acqua poi viene su.
11.
Conta le cose che ti fanno sentire sereno, conta di nuovo, non ti vedo convinto; quando provi a perderti trovi un labirinto, quando provi a distenderti ti manca il terreno; cerco un pretesto per non capitolare, di tutto il resto farei anche a meno, volevo andarmene, andare in malora, ma non mi bastano i soldi per fare il pieno; bruciava lo stesso, nel serbatoio ho messo il veleno, c’era una curva, ma si è rotto il freno, di qualcosa bisogna morire, forse non oggi, domani nemmeno, di qualcosa bisogna campare, di paglia o di fieno; chiedo perdono per ogni reato, ma il pianto non è sincero, maledetto il creato; come d’incanto vedo tutto quanto con lo sguardo di un essere alieno, scoppiasse tutto, neanche ci spero, di ogni galassia faccio un buco nero, se ci spostiamo crolla l’impero, il piano è saltato, compro un modello di comportamento il conto è salato, non è un buon momento, dicono, e credo sia vero; ma sbagliavo i calcoli: provo a sottrarmi, divido gli ambiti, moltiplico il peso della massa, anche nel cerchio ricerco gli angoli; tutti accalcati, ognuno da solo, gomiti alti, a testa bassa, in assetto di volo; questo era il prezzo, farsa o disfatta, e tu stavi nel mezzo, le mezze misure portate all’estremo, la caccia al forziere ai piedi dell’arcobaleno, e non c’era niente, e non c’era niente da vedere, non c’era niente da capire, non c’era niente, e continuavi a cercare.

about

Marco Mirk: Batteria
Stefano Latini: Chitarra
Attilio Tomaselli: Basso
Francesco Niccolai: Voce

credits

released April 3, 2023

Registrato in presa diretta, mixato e masterizzato al Cinque Quarti Music Studio di Roma da Lorenzo Amato

Foto di Michele Cirillo
www.michelecirillo.com

license

all rights reserved

tags

about

RESTI Rome, Italy

contact / help

Contact RESTI

Streaming and
Download help

Report this album or account

If you like RESTI, you may also like: